FRENI
Altro settore che negli anni ha subito una enorme rivoluzione. Ai tempi di mio padre per scendere dai grandi passi alpini si usava legare le fascine di legna dietro la sella, ma direi che oggi quell’epoca è davvero un lontano e pericoloso ricordo 🙂
I sistemi in uso sono due. Quelli che utilizzano il cerchione come pista frenante e i freni a disco di chiara derivazione motociclistica. Esistono poi due tipologie diverse di comando della frenata frenata: quello idraulico e quello meccanico con cavetto d’acciaio. Ci sarebbero anche i freni a bacchetta molto in voga sulle bici da città con gusto un po’ vintage ma decisamente non li vedo su una bici da viaggio. Stesso discorso per i freni a contropedale.
Di sistemi che utilizzano il cavetto d’acciaio ne esistono nella pratica quelli per bici da corsa e quelli per ciclocross e mtb.
Hanno sostanziali differnze.
FRENI MECCANICI
Freni ad archetto Sulle bici da corsa sono senza dubbio i più diffusi. Il sistema è costituito da due archetti in lega, a volte in carbonio, che si sovrappongono parzialmente. Sono uniti da un perno e vengono azionati dal cavetto di comando che provoca la chiusura della pinza contenente i pattini sulla pista frenante del cerchio. Sono ormai collaudatissimi, negli anni sono davvero migliorati sia come meccanica che come mescola delle gomme dei pattini. Sui cerchi in carbonio si usano però pattini in sughero. Anche la forma dei pattini nel tempo è cambiata e adesso risulta sensibilmente più allungata, aumentando la superficie frenate con conseguente miglioramento della loro efficacia. La loro modulabilità nell’azione frenante e notevole, e quest’ultima caratteristica risulta essere fondamentale in termini di sicurezza sopratutto nelle lunghe discese.
Cantilever
Sono i freni storici utilizzati sia sulle bici da ciclocross che sulle mountain bike di prima generazione. Sono composti da due parti che vengono tirate mediante un cavo posto perpendicolarmente alla bici. A parere mio la frenata non è poi così efficace, ma presentano il grosso vantaggio di essere molto aperti evitando che l’eventuale fango accumulatosi sulla ruota vada a riempire lo spazio tra freno e la ruota impedendo quindi il movimento. Sono facilissimi da sistemare da calibrare e da riparare il che è un altro punto a loro favore. Necessitano però sia di un telaio che di una forcella anteriore con appositi attacchi.
V-brake
anche questi sono tipici della mountain bike. In questo caso Il cavo esercita la sua trazione orizzontalmente tirando i due freni sul cerchio come se fossero una pinza. Non li ho mai avuti né provati e i pareri sono discordanti in molti casi. Come per i cantilever consentono il passaggio del fango e hanno le stesse esigenze di un telaio ed una forcella con apposito attacco.
Freni a disco meccanici
A prima vista sembrano identici a quelli idraulici ma in realtà le cose sono un pò differenti. Non solo perché l’azione frenante della pinza viene trasmessa tramite un cavetto in acciaio ma anche perché dei due ferodi uno risulta fisso mentre il secondo, azionato da un pistoncino, esercita un pressione sul disco che sotto la sua spinta viene deformato quanto basta per entrare in contatto col ferodo fisso. Dal punto di vista strettamente meccanico una cosa terribile, però funzionano 🙂 Hanno il grosso vantaggio di avere la parte frenante lontana dal suolo per cui sono più difficilmente interessati dal fango e dall’acqua. La loro potenza è ben lontana dagli analoghi freni idraulici. Richiedono un mozzo appositamente dedicato per alloggiare il disco cosi come una forcella e un telaio espressamente dotati di apposito attacco per la pinza.
FRENI IDRAULICI
Cantilever
Molto diversi sia nell’aspetto che nella modalità di trasmissione della forza, tramite la leva del freno, dai modelli analoghi meccanici, in quanto si avvale di un apposito circuito idraulico in sostituzione del cavetto d’acciaio. Li ho lungamente usati ed erano davvero notevoli. Sono un pò caduti in disgrazia e non se ne vedono più molti in giro. Come gli analoghi freni a disco presentavano il vantaggio di stancare davvero poco il polso sui percorsi molto tecnici. Il loro punto debole è quello della manutenzione: sono un vero disastro. Occorre spurgarli per togliere dal circuito eventuali bolle d’aria che ne comprometterebbero l’efficacia. Il che non è sempre una operazione facile. Occorre portarsi dietro l’olio e una apposita siringa. Scordatevi di fare questa operazione a bordo strada. Pesano decisamente di piu dei cantilever meccanici.
Freni a disco
Ormai un mast su quasi tutte e MTB. La loro efficacia è fuori di dubbio cosi come la loro modulabilità. Ed inoltre i ferodi funzionano finalmente in modo corretto in quanto la pressione viene esercitata tramite i pistoni in modo paritetico su entrambi i lati del disco. Per il resto vale quanto detto prima sulla manutenzione cosi come l’esigenza di mozzi dedicati e di un telaio con apposito attacco per la pinza.
I sistemi idraulici, per quanto efficaci, personalmente non li vedo bene su una bici dedicata ai viaggi. La loro manutenzione e la loro riparazione risultano complessi. Inoltre richiedono materiale espressamente dedicato, come l’olio, le guarnizioni e i tubicini del circuito frenante con relativa altra guarnizione metallica. Ho avuto due volte dei guai, una in Costarica ed una in Islanda, obbligandomi in entrambi i casi a completare il viaggio con un freno solo , e credetemi non è stato per nulla divertente.
Anche qui personalmente io uso da tempo i freni a disco meccanici. Non sarà proprio il massimo ma mi ci trovo bene.