Il cambio
Fondamentale componente della nosta bicicletta. E’ inutile andare a ritroso nel tempo per vederne modelli ed evoluzione, sarebbe un lavoro tutto sommato inutile se non per nostra cultura e curiosità.
Partiamo dal presupposto che su una bici da viaggio è difficile pensare di farne a meno. Fa eccezione il mio amico Marco Nicoletti che pero è di un altro pianeta e viaggia in singlespeed. Per noi umani il cambio è fondamentale.
Il mercato è diventato quasi monopolio di due grandi marchi. Il nipponico Shimano e l’americano SRAM. Piange un po il cuore non poter citare il nostro Campagnolo che pure ha provato a mettere in produzione un sistema per MTB (mi pare si chiamasse Bullet) ma poi dalla meta degli anni 90 ha mollato il colpo. A quanto ricordo funzionava piuttosto male e la Campy , per motivi economici, decise di non investire nel settore. Se mi occupo quasi esclusivamente dei gruppi da MTB è per un insieme di ragioni. Personalmente, li vedo più idonei e versatili rispetto ai classici gruppi da strada. In primo luogo, proprio per motivi legati alla costruzione, la gabbia del deragliatore posteriore più lunga ci dà la possibilità di montare pignoni di diametro importante. Il cicloviaggiatore non dimentichiamocelo, viaggia quasi sempre carico e in salita poter usare pignoni anche con 34 denti è un bell’aiuto. In secondo luogo il comando del cambio da strada è in genere incorporato nel comando del freno e questo non si adatta ai manubri da MTB. Certo nulla ci vieta di girare con una piega da corsa ovviamente, tanto che alcune bici idonee o progettate per il cicloturismo la montano di serie. (Koga , Surly, Salsa Fargo, Specialized tricross e via dicendo…) A me la piega da corsa personalmente piace un sacco, ma su terreni sconnessi sterrati e mulattiere rende meno del classico manubrio da MTB e la conduzione del mezzo è meno sicura. Il vero cicloviaggiatore rifugge appena può dall’asfalto per godersi le strade bianche 🙂
SRAM X9 2×10
Ma torniamo a bomba al nostro cambio. Nel tempo si sono affermati il 3×9 e il 2×10, con una bella selezione di rapporti tra cassetta posteriore e guarnitura. Entrambi hanno pregi e difetti per cui a parere mio la scelta va a gusti e abitudini personali. Particolare da tenere a mente: I due sistemi usano catene diverse specifiche che non sono intercambiabili. La catena va controllata di tanto in tanto. Non è eterna. esiste un apposito strumento da utilizzare per la verifica. quando l’allungamento è eccessivo va sostituita.
Strumento della Park Tool per misurare l’allungamento catena.
Guarnitura Shimano tripla
Negli anni ho usato ogni combinazione e le ritengo entrambe soluzioni valide. Il 2×10 è un po più corsaiolo mentre il 3×9 è forse un poco più versatile. Ripeto, per me la scelta va a gusti ma difficilmente si sbaglia. La tecnologia costruttiva ha fatto enormi progressi e nonostante in catalogo esistano gruppi con caratteristiche, peso e sopratutto prezzo molto differenti, è difficile montare dei bidoni. In 30 anni ho viaggiato con MTB da 26 , MTB da 29, bici da ciclocross, da corsa, da cicloturismo ( mi manca solo la Graziella) e col cambio, quale che fosse la marca o il modello, non ho mai avuto particolari problemi, con l’unica eccezione, e anche questa poche volte, della regolazione. In questo lo Shimano è forse meno delicato. Una volta regolato te lo dimentichi. Lo SRAM richiede un po’ di manualità in più nella taratura ma davvero poca roba.
Ultimamente ho visto tornare alla ribalta i cambi nel mozzo che avevano avuto una certa diffusione degli anni 60 e anche prima. Erano i Torpedo e avevano 3 rapporti. Si vedevano su qualche bici da città. Mi ricordo che con il rapporto più corto e una ruota da 28 la pedalata sviluppava oltre i dieci metri! Cipollini avrebbe gradito io un poco meno….
Il vecchio cambio Torpedo. Da notare la leva comando che veniva montata acanto al campanello 🙂
Il concetto, tuttavia, non è proprio da cestinare. La catena lavora sempre in asse, cosa che non avviene sui cambi a cassetta, e quindi è sottoposta a minor logorio. Inoltre tutti gli ingranaggi sono al riparo da fango polvere e acqua con minore richiesta di lubrificazione, manutenzione e pulizia. Potrebbero essere davvero interessanti. Non sono nemmeno loro esenti da difetti purtroppo. Danno una maggiore dispersione di potenza e questo, visto che la mia non è esorbitante, mi disturba. Poi c’è da considerare il peso , circa 1700 grammi per il mozzo, e infine, almeno per i modelli di punta, il costo che è davvero esorbitante. Fa eccezione lo Shimano ALFINE da 8 o 11 rapporti il cui prezzo si aggira sui 500 euro.
Per il Rohloff da 14 rapporti ce ne vogliono tre volte tanti !
In ultimo, come si nota dallo spaccato, se per caso si verificasse un problema meccanico, a meno di non avere una laurea in ingegneria o essere un dipendente della NASA, difficilmente ci si mette mano.
E temo anche che non siano molti i meccanici da bici possano sistemarlo, sopratutto se ci si trova in qualche remota località del globo. In attesa di sviluppi per il momento, almeno per quanto mi riguarda, restano solo sotto osservazione.
Cito, ma giusto per completezza, la presenza sul mercato di sistemi con comando idraulico anziché a filo. A parer mio, costo sproporzionato a parte, non se ne sentiva davvero il bisogno. Ma di sicuro qualcuno che lo monta sulla propia bici si trova. Tanto ormai ho visto di tutto 🙂 Aspetto con ansia quindi l’arrivo del cambio elettronico che di sicuro prima o poi verrà proposto dal mercato…..come farne a meno?
Across A-Ge . Da notare i tubicini del circuito idraulico. In ogni caso una bella realizzazione di ingenieria meccanica
La Shimano aveva anche messo in circolazione anni fa, ma solo per il deragliatore posteriore, un sistema ad aria compressa era il modello Airlines…. che dire? un nome un programma! Ad aria esaurita era esaurita anche la possibilità di cambiare, Scomparso.
Qualche altro brand si affaccia timidamente sul mercato ma io fino ad adesso li ho solo visti in foto.
da ultimo c’è da prendere in considerazione il comando cambio. La scelta almeno li è limitata per ora solo da due tipi, almeno che io sappia.
il comando grip shift
e il comando trigger.
Ce ne sono una varietà di modelli differenti per forma e costi. Alcuni danno anche l’indicazione ottica del rapporto in uso. Vanno bene entrambi. La scelta va a gusti. Posso solo dire che col grip shift ho avuto qualche problema durante pedalate nel caldo torrido perché con la mano sudata non facevo sufficiente presa. In compenso li trovo più eleganti.
Campagnolo ha fatto diversi gruppi MTB: Icarus, Olympus, Euclid ed infine Record OR.
Bullet era il nome dei comandi rotanti tipo Grip Shift.
Erano bellissimi ma funzionavano male, si vedeva che erano progettati da chi in MTB non c’era mai andato.
Tranne l’ultimo, il Record OR che era bello e funzionava anche bene, nulla da invidiare a Shimano e Suntour. Dopo un paio di anni cessò la produzione anche del Record OR, con i gruppi da fuoristrada la Campagnolo era quasi andata in bancarotta.
Il Record OR lo montava la Klein in Coppa del Mondo ( ricordo Tinker Juarez uno dei più forti del tempo).
non avevo memoria di quanto scrivi. bello saperne di più e grazie del contributo. caercherò sul web immagini da mettere sul sito di questo cambio fatto da un marchio che ha fatto la storia della bici e che fa male vedere in declino.
Bellissimi intendevo i gruppi.