Nella primavera del 2010 compro una nuova bici da affiancare alle altre che già possiedo.
In effetti mi servirebbe una bici da città, da usare tutti i giorni , e quindi non troppo costosa da darmi ansia ogni volta che devo legarla a un palo. La scelta cade sulla Specialized Tricross.
Questo modello è stato recentemente modificato dalla ditta con l’utilizzo dei freni a disco che però nella versione 2010 non ci sono
Nelle mie intenzioni non c’è quella di usarla come bici da viaggio….. ma come si sa sono volubile.
A Giugno decido di fare una gita che mi porti fino a Kiev capitale dell’Ucraina.
Non è davvero un viaggio particolare. Tutto su strada e con il passaggio tutt’altro che proibitivo delle Alpi a Tarvisio e dei Carpazi, e a parer mio la Specialized può essere più indicata della Ellsworth che vedo meglio in percorsi misti.
La bici è cosi composta:
Telaio in alluminio Specialized
La forcella sempre alluminio ha un inserto di gomma abbastanza rigida. Dovrebbe servire un po come ammortizzatore. A parer mio un esperimento poco riuscito. Vibra in frenata e in compenso non ammortizza davvero nulla.
Freni anteriori e posteriori Tektro cantilever tipici da ciclocross. Anche questi a dirla tutta davvero poco efficienti. Sono poco modulabili e poco potenti. L’unico vantaggio è che la trasmissione è via cavetto d’acciaio e un eventuale rottura è facilmente riparabile. D’altra parte sono freni da 40 euro la coppia …. non è che si possa chiedere chissà che cosa !
Gruppo Shimano Tiagra con tripla anteriore (52x42x30)
Posteriormente 8 velocità dal 13 al 26.
Sul cambio nulla da dire , sempre preciso e mai regolato. Non sembrerebbe nemmeno un cambio di bassa gamma.
Ruote mavic CXP22 a 32 raggi. Senza infamia né gloria.
Il tutto circa 11 kg. ( cosi dichiara il costruttore ma mentono sempre 🙂 )
Nulla di sofisticato quindi e che giustificano il prezzo poco sotto i 1.000 euro.
I pneumatici però li cambio. Sempre Schwalbe Marathon. Ormai li conosco bene e sulla loro affidabilità è difficile fare questioni. E monto un portapacchi Tubus air in titanio.
Una cosa che mi piace parecchio del telaio è la presenza di appositi occhielli filettati per vincolare seriamente il portapacchi. Niente piu fascette !!! Anche la possibilità di montare una terza borraccia mi sembra interessante.
La posizione in sella risulta con la schiena un poco più alta che con la mia specialissima da corsa e a parte il primo impatto per il cambio di posizione devo riconoscere che è più comodo in un viaggio lungo.
Per il resto monto solo le mie borse Ortlieb delle quali ormai non riesco a farne a meno. Le uso entrambe anche se sono quasi vuote per equilibrare il peso ma una sarebbe già più che sufficiente.
Porto la tenda, anche se penso in cuor mio di non usarla, ma senza mi sento un po nudo. Unico accessorio tecnico un GPS Garmin 800 cartografico.
Curiosità: è uno dei pochi viaggi che faccio partendo dal marciapiede sotto casa 🙂
Del viaggio anche spolverando bene i ricordi non ci sia molto da dire. Sono 2.000 km non troppo interessanti. Solo l’Ungheria mi lascia un ricordo davvero piacevole e Budapest, devo riconoscerlo è una città meravigliosa e molto vivibile. Peccato solo che in città buco ben due volte !
Carino invece scoprire che sia in Slovenia sia in Ungheria è possibile abbastanza frequentemente avvalersi di piste ciclabili che affiancano la strada principale.
Da annotare che entrato in Ucraina le strade sono davvero pessime, anche le principali sono tenute in condizioni disastrose. Scendendo dai Carpazi ho rischiato davvero di sfasciare la bici e di farmi del male. Una serie infinita di buche nell’asfalto rendono la discesa davvero pericolosa con conseguente forte rallentamento della velocità e occhio sempre vigile.
Arrivato a Kiev mi verrebbe voglia di prolungare fino a Mosca, coi tempi ci starei anche dentro, ma onestamente strada e panorama non sono nulla di eccitante per cui abbandono senza rimpianti il progetto.
La bici in compenso si comporta davvero bene. Riesco a coprire facilmente più di 170 km. al giorno con un massimo di 210.
Nella mia mente si sta facendo strada l’ipotesi di usarla ancora per altre escursioni magari un po’ più serie.